La Via (Daodejing, I)
道可道 非常道
Dào kě dào fēi cháng dào
La Via che è capace di essere Via non è la Via eterna.
Oppure:
La Via che sa farsi Parola non è la Via eterna.
L’ideogramma 道 include 首 (shǒu), testa e 辵 (chuò), camminare.
常 (cháng) può significare anche: convenzionale, comune, costante.
E dunque si può anche tradurre:
La Via capace di essere Via non è una Via comune.
La Via che può essere nominata non è la Via convenzionale.
Duyvendak traduce:
La Via veramente Via non è una via costante.
Julien:
La voie qui peut être exprimée par la parole n’est pas la Voie éternelle.
Waley:
The Way that can be told of is not an Unvarying Way
Si distingue Wilhelm:
Der Sinn, der sich aussprechen läßt, ist nicht des ewige Sinn.
Due punti di discordanza, dunque. Il secondo 道 va interpretato come Parola, o resta Via? e: 常 sta per eterno o costante?
Le interpretazioni possibili sono due. O il passo vuol dire che la Via autentica è al di là della parola, e quella Via che giunge alla parola non è la vera via, non è la Via eterna. Oppure vuol dire che la Via, correttamente intesa (la Via che è veramente Via) è incostante.
La Via (Daodejing, I)
道可道 非常道
Dào kě dào fēi cháng dào
La Via che è capace di essere Via non è la Via eterna.
Oppure:
La Via che sa farsi Parola non è la Via eterna.
L'ideogramma 道 include 首 (shǒu), testa e 辵 (chuò), camminare.
常 (cháng) può significare anche: convenzionale, comune, costante.
E dunque si può anche tradurre:
La Via capace di essere Via non è una Via comune.
La Via che può essere nominata non è la Via convenzionale.
Duyvendak traduce:
La Via veramente Via non è una via costante.
Julien:
La voie qui peut être exprimée par la parole n'est pas la Voie éternelle.
Waley:
The Way that can be told of is not an Unvarying Way
Si distingue Wilhelm:
Der Sinn, der sich aussprechen läßt, ist nicht des ewige Sinn.
Due punti di discordanza, dunque. Il secondo 道 va interpretato come Parola, o resta Via? e: 常 sta per eterno o costante?
Le interpretazioni possibili sono due. O il passo vuol dire che la Via autentica è al di là della parola, e quella Via che giunge alla parola non è la vera via, non è la Via eterna. Oppure vuol dire che la Via, correttamente intesa (la Via che è veramente Via) è incostante.
La bellezza oltre la mente
La bellezza oltre la mente
La cultura del disprezzo
C’è rabbia, dunque. Una rabbia che cerca uno sfogo, ma che non lo trova in famiglia. Dove, come sfogare la rabbia?
La cultura del disprezzo
Dobbiamo proprio rileggere Pirsig
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| Robert M. Pirsig |
Mi sto convincendo che la via migliore per uscire dal pantano in cui è caduta la scuola pubblica sia quella di non rilasciare più alcun titolo di studio e di non mettere più voti. A scuola il voto, che dovrebbe essere un mezzo, diventa il fine. Non si viene per imparare, ma si impara (per lo più: si fa finta di imparare) per avere il voto. E poi il diploma. Di qui il mercanteggiare sulle pagine da studiare (“professore, toglieteci questo e quest’altro”), le piccole furbizie, gli imbrogli veri e propri. Di qui l’imparare a memoria. Di qui la scuola trasformata in qualcosa di indefinibile – una triste ed inutile eterotopia.
Il più grosso problema dello studente è una mentalità da mulo, inculcatagli da anni di politica del bastone e della carota. L’abolizione dei voti e dei diplomi non si propone di punire i muli o di liberarsi di loro, ma di creare un ambiente in cui ogni mulo possa trasformarsi in un uomo libero.Così tornerebbe alla nostra scuola senza voti e senza diplomi, motivato questa volta non dai voti ma dalla conoscenza. Lo stimolo a imparare gli verrebbe dal di dentro. Sarebbe un uomo libero. Non avrebbe bisogno di disciplina per la sua formazione, anzi, se i professori dei suoi corsi non si impegnassero a dargli quel che cerca sarebbe lui a metterli in riga con qualche domanda fuori dai denti.
Ho letto Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta quasi dieci anni fa; lo ricordo come un bel romanzo di viaggio con fastidiose velleità filosofiche. Vado a controllare la mia edizione. Il passo citato è a pagina 196 (l’edizione è Adelphi), ed è ovviamente sottolineato.
A quanto pare sì, bisogna rileggere Pirsig.
Dobbiamo proprio rileggere Pirsig
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| Robert M. Pirsig |
Ho letto Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta quasi dieci anni fa; lo ricordo come un bel romanzo di viaggio con fastidiose velleità filosofiche. Vado a controllare la mia edizione. Il passo citato è a pagina 196 (l'edizione è Adelphi), ed è ovviamente sottolineato.Il più grosso problema dello studente è una mentalità da mulo, inculcatagli da anni di politica del bastone e della carota. L’abolizione dei voti e dei diplomi non si propone di punire i muli o di liberarsi di loro, ma di creare un ambiente in cui ogni mulo possa trasformarsi in un uomo libero.Così tornerebbe alla nostra scuola senza voti e senza diplomi, motivato questa volta non dai voti ma dalla conoscenza. Lo stimolo a imparare gli verrebbe dal di dentro. Sarebbe un uomo libero. Non avrebbe bisogno di disciplina per la sua formazione, anzi, se i professori dei suoi corsi non si impegnassero a dargli quel che cerca sarebbe lui a metterli in riga con qualche domanda fuori dai denti.
A quanto pare sì, bisogna rileggere Pirsig.
31 ottobre, giovedì
31 ottobre, giovedì
L'educazione e la sua ombra
L'educazione e la sua ombra
Ancora sui bandi ad personam dell'Università di Foggia
Giuliano Volpe: Mi scusi, ma evidentemente non sono stato chiaro. Io ho precisato, senza fare i nomi evidentemente, che con alcuni docenti (e con le loro scuole) si è consolidato un rapporto di collaborazione negli anni. Docenti che già in passato hanno vinto una selezione per l’affidamento di un dato insegnamento. Il prof. Ciccotti (visto che lei ha fatto il suo nome) tiene un corso di storia del cinema da molti anni, con grande competenza e grandissimo gradimento degli studenti, ed anche con enorme generosità visto che lo tiene gratuitamente pur venendo da lontano. Nel momento in cui la legge Gelimini ci ha impedito di proseguire con il contratto gratuito nelle forme precedenti e ha introdotto l’obbligo della convenzione con altre strutture pubbliche, abbiamo stipulato una convenzione con la Scuola cui afferisce il prof. Ciccotti. Questa è la procedura introdotta dalla legge Gelmini: anch’io la considero per molti versi assurda ma non abbiamo potuto fare diversamente, se volevamo avvalerci ancora della collaborazione del prof. Ciccotti, vista la sua disponibilità a continuare a offrire il suo insegnamento gratuitamente (cosa di cui gli siamo enormemente grati). Lo stesso è avvenuto in altri casi. Ed è quanto fanno anche altre università. L’alternativa, lo ripeto, è chiudere i corsi, mettere a tacere insegnamenti: purtroppo non abbiamo le risorse né per contratti retribuiti né tanto meno per effettuare nuove assunzioni. E’ una cosa che dispiace anche a me, a noi tutti, perché vorremmo potenziare il personale docente dell’Università soprattutto assumendo altri giovani preparati (ora siamo riusciti ad ottenere 17 nuovi posti di ricercatore con fondi regionali, che saranno banditi nei prossimi mesi) e a retribuire adeguatamente i professori a contratto. Se disponessimo di tali risorse ovviamente faremmo bandi nazionali senza alcuna limitazione, come era in passato. In ogni caso, come le ho già detto, anche per evitare situazioni ‘non chiare’, stipuleremo una convenzione con la Direzione Scolastica Regionale (sperando di poterlo fare in tempi ragionevoli) in modo che ai bandi per i contratti di insegnament a titolo gratuito possano partecipare i docenti di tutte le scuole pugliesi. Spero di essere stato chiaro e di non aver dato l’impressione di non voler entrare nel merito.
Antonio Vigilante: Sostanzialmente lei sta ammettendo che da anni ed anni all’Università di Foggia si fanno bandi ad personam perché non è possibile fare diversamente. Ho interpretato male?
Giuliano Volpe: Non è così. Intanto le norme sono cambiate recentemente e abbiamo dovuto/voluto evitare l’interruzione della necessaria continuità didattica, utilizzando lo strumento delle convenzioni previste dalla legge Gelmini. Il prof. Ciccotti, ad esempio, ha partecipato anche in passato a numerosi bandi, sempre con una rigorosa valutazione ex ante dei titoli scientifici e una valutazione ex post della qualità dell’insegnamento. Ad esempio per un bando per restauro fatto in convenzione con la Direzione regionale ai BC ci sono state più domande e una commissione ha valutato i titoli e scelto la persona più titolata.
Antonio Vigilante: Curiosa questa faccenda della continuità didattica. Se uno ha vinto un bando nel 2000, bisogna assicurargli il superamento di tutte le selezioni successive con dei bandi ad personam per garantire la continuità didattica. E se ci fosse nel frattempo qualcuno più preparato di lui? Ma non lo vede proprio, Rettore, lo scandalo di negare a molti, soprattutto giovani, il diritto di partecipare ad una selezione pubblica? Io conosco diversi giovani studiosi di filologia, che avrebbero tutti i titoli per concorrere a quella cattedra, e che non possono perché non insegnano in quel tale liceo. Gli diciamo che non hanno diritto per colpa della legge Gelmini o della continuità didattica?
Vogliamo dirlo allora chiaramente, Rettore, che quei bandi sono semplicemente una farsa, dal momento che si sa già chi deve superare la selezione? Lei lo ha detto esplicitamente, parlando di “consolidati rapporti di collaborazione negli anni”. Diciamolo in modo ancora più esplicito: cari studiosi, lasciate perdere; se non avete consolidato negli anni “rapporti di collaborazione”, non avete nemmeno il diritto di partecipare ad una selezione. Fate le valigie ed andate all’estero.
Aggiornamento
Il Magnifico Rettore Volpe ha deciso di annullare quei bandi:
“Vigilante ha posto un problema reale, che anche noi stiamo cercando di risolvere da tempo con gli strumenti disponibili, senza danneggiare le magrissime risorse e soprattutto la regolarità dei corsi. Abbiamo discusso, ho cercato di spiegare, alla fine lui ha dimostrato fiducia. Ma passare ora per un disonesto e un imbroglione, come sta cercando di fare quel gionale [il riferimento è ad un articolo de “Il Mattino di Foggia”], perché applicando una pessima legge si è cercato di trovare una soluzione per alcuni contratti di insegnamento gratuiti (sottolineo “gratuiti”, senza che Unifg abbia speso un solo euro) grazie alla disponibilità di docenti esterni che da anni generosamente si sacrificano per garantire dei corsi apprezzati dagli studenti, mi sembra un vero paradosso, tipico di questo paese. Altre Università pur con i conti in rosso o in pieno dissesto, hanno continuato a pagare allegramente contatti e supplenze. Noi no. In ogni caso, ho deciso di far annullare quei bandi (che, lo dico solo per completezza di informazione, sono una competenza dei dipartimenti non del rettorato; ma ovviamente mi assumo interamente le mie responsabilità ed è per questo che anche in questa occasione ho messo la faccia senza far finta di niente o senza rispondere, come forse altri ‘più furbi’ avrebbero fatto; considero questo impegno di rendere conto un dovere etico di chi governa), anche a costo di sospendere quegli insegnamenti per quest’anno; ovviamente gli studenti potrebbero avere dei problemi con i loro piani di studio; cercheremo di stipulare nei tempi più rapidi convenzioni con le direzioni scolastiche regionali, di Puglia ed eventualmente anche di altre regioni, in modo che qualsiasi docente in possesso dei titoli scientifici adeguati e disponibile a tenere un corso universitario a titolo gratuito possa partecipare alla selezione” (da Facebook).
Ancora sui bandi ad personam dell'Università di Foggia
Gli strani bandi dell'università di Foggia
| Giuliano Volpe |
Qui i tre bandi:
http://www.lettere.unifg.it/news/bando/AVVISO-DI-SELEZIONE/6493/
http://www.lettere.unifg.it/news/bando/AVVISO-DI-SELEZIONE/6494/
http://www.lettere.unifg.it/news/bando/AVVISO-DI-SELEZIONE/6495/
Gli strani bandi dell'università di Foggia
| Giuliano Volpe |
Figure dell'amicizia educativa
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| Ceramica di Duride |
Figure dell'amicizia educativa
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| Ceramica di Duride |
Don Milani, Gramsci e i bisogni educativi speciali
Negli anni Sessanta uno degli studenti della scuola di Barbiana venne bocciato all´esame presso la scuola statale. Don Lorenzo Milani ne ragionò con i ragazzi della sua scuola, e ne venne fuori quel durissimo atto d´accusa che è la Lettera a una professoressa. Oggi le cose sarebbero andate diversamente. In quanto contadini e montanari, gli studenti di Barbiana sarebbero stati considerati studenti con bisogni educativi speciali (la direttiva ministeriale sui bisogni educativi speciali del 27 dicembre 2012 ricomprende in questa categoria anche lo svantaggio “socio-economico, linguistico, culturale”); si sarebbe fatto per loro un piano educativo personalizzato, e con ogni probabilità sarebbero stati promossi.
Don Milani ne sarebbe stato contento? Per nulla. Anzi: si sarebbe indignato come solo lui sapeva fare. Perché il centro del discorso della Lettera non è, come molti che l´hanno letta distrattamente o che non l´hanno letta affatto credono, la richiesta di non bocciare. C´è anche questo, nel libro; ma c´è soprattutto la denuncia del carattere esclusivamente – nel senso etimologico: che esclude – borghese della cultura scolastica. La scuola è quel posto in cui il ragazzino figlio di contadini, abituato a salire sugli alberi, deve saper giocare a basket. La capacità di salire sugli alberi non conta nulla, non è una cosa borghese e non ha dunque nulla a che fare con la scuola. Il gioco della scuola è truccato: è un campo sul quale giocano borghesi e proletari, ma le regole sono quelle decise dai borghesi. E i proletari, inevitabilmente, perdono. Non perché siano meno capaci, non perché siano idioti: semplicemente perché la cultura scolastica non è la loro cultura.
Don Milani, Gramsci e i bisogni educativi speciali
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| Antonio Gramsci a quindici anni |
La palude
La palude
L'esercito nel parco
Comunicato dell’USI-AIT Puglia.
Il Parco dell’Alta Murgia è una vasta area semideserta che si estende tra la BAT (Barletta- Andria-Trani) e la provincia di Bari: un ambiente nel quale vivono, in delicato equilibrio, cinghiali e donnole, volpi e faine, usignoli ed aironi. Un ambiente da preservare dalla speculazione e dall’invadenza umana: non a caso, anni fa, la zona del Parco è stata dichiarata “area protetta”. Ma ci sono vincoli (culturali, paesaggistici, faunistici) che cadono di fronte all’arroganza del potere, ed è così che il delicato ecosistema di un’area unica in Italia può diventare al tempo stesso luogo per una servitù militare. Concetto che vuol dire, in sostanza, che i militari hanno il diritto di far strame di un certo territorio: è cosa loro. Il Parco dell’Alta Murgia diventa, così, il luogo per assurde esercitazioni militari “a fuoco” che, come è facile immaginare, mettono a serio rischio l’equilibrio naturale e rischiano di compromettere il delicato ecosistema della zona. Nella primavera appena trascorsa le esercitazioni hanno coinvolto circa tremila militari – danneggiando non solo l’ambiente e la fauna nella delicata fase della riproduzione – ma anche le realtà economiche che gravitano intorno al Parco. Le proteste dell’Ente Parco, delle associazioni, dei semplici cittadini indignati per questa insensata violenza inflitta al territorio, hanno ottenuto una sospensione delle esercitazioni in programma nel mese di settembre. E’ annunciata tuttavia la ripresa di esercitazioni a fuoco nel poligono di Torre di Nebbia nei mesi di ottobre e novembre.
Per il ministro della Difesa Mario Mauro (che è pugliese) queste esercitazioni, lungi dal mettere in pericolo l’ambiente e la stessa economia della zona, sono una benedizione per l’area: “È vero – ha dichiarato – che sono un onere ma anche lo strumento attraverso il quale viene bonificato continuamente il terreno, vengono erogati dei contributi, se non ricordo male circa 600mila euro nell’arco dell’ultimo anno, e vengono effettuati tutti quei lavori di miglioria del territorio che nel dialogo con tutte le altre Istituzioni locali e egli enti parco contribuiscono a migliorare l’ambiente”. Con un rovesciamento lessicale degno di Orwell il ministro lascia intendere che il modo migliore per “bonificare” l’ambiente ed il terreno circostante sia sparare in un’area protetta e “monetizzarne” il rischio. Per comprendere appieno la risibilità di queste affermazioni basta leggere un’indagine conoscitiva del Centro Studi della Commissione Difesa (non dunque di una associazione … “bolscevica”) del maggio 2008 in merito alle servitù militari.
Dopo aver affermato che le servitù militari possono svolgere una funzione di tutela paesaggistica, impedendo la speculazione edilizia (motivazione che non regge per un’area già protetta), il documento ammette, riferendosi alla Sardegna – una regione nella quale le servitù militari sono estremamente invadenti e nei cui poligoni di tiro si utilizzano, non di rado, proiettili a base di uranio impoverito – che: (…) “l’intensità e la concentrazione delle esercitazioni a fuoco, nonché la sperimentazione di armamenti con uso di combustibili e propellenti, hanno comunque avuto un sensibile impatto ambientale su molti territori della Regione, la cui possibile riqualificazione, in prospettiva, richiederà costose e difficili opere di bonifica e ripristino che, in alcuni casi, non potranno probabilmente essere totalmente soddisfacenti (si pensi al recupero degli ordigni inesplosi giacenti sui fondali marini)”. Questo è quello che le Forze Armate hanno fatto in Sardegna, e questo è quello che – se non saranno fermate per tempo – faranno in Puglia.
L’UNIONE SINDACALE ITALIANA -AIT Puglia chiede l’immediata e definitiva sospensione di tutte le esercitazioni militari nel Parco dell’Alta Murgia e la totale eliminazione della servitù militare nell’area. Si riserva di intraprendere – in concorso con altri soggetti sociali – tutte le iniziative idonee ad impedire lo scempio del territorio e la dilapidazione di risorse che – in tempi di crisi – andrebbero indirizzate a sostenere le fasce di popolazione impoverite da una crisi finanziaria globale che non hanno causato e di cui non hanno alcuna responsabilità.
L'esercito nel parco
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| Disegno antimilitarista. Utrecht, 1980. |
25 settembre, mercoledì
25 settembre, mercoledì
L'amicizia educativa
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| Jean Leon Gerome Ferris, Aristotele maestro di Alessandro Magno |
L'amicizia educativa
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| Jean Leon Gerome Ferris, Aristotele maestro di Alessandro Magno |
Il papa dice sì all'incesto, alla poligamia e all'adulterio
Nel messaggio di ieri ai partecipanti alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani papa Francesco ha detto, tra l’altro: “Anzitutto come Chiesa offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità”. Ma che dice il libro della Genesi sulla famiglia? Come saprete, è quel libro che comincia con “in principio” e racconta della creazione del cielo e della terra e delle stelle che non sono che lampade per illuminare la terra e finalmente dell’uomo e della donna – della donna dalla costola dell’uomo. L’uomo si chiamava Adam, la donna Eva. Adam ed Eva fecero quel fattaccio brutto che i preti ci ricordano ogni santo giorno come se lo avessimo fatto noi, e perciò furono cacciati dal giardino dell’Eden. Precipitati qui sulla terra, cominciarono la faccenda umana, che è piena di lacrime e sangue, ma tra un pianto ed uno stridere di denti pure qualche piacere lo concede: e fu così che Adam pensò di esercitare le virtù del suo organo riproduttivo, e generò Caino ed Abele. Adam ed Eva non dovevano essere granché come educatori – del resto sono i primi genitori della storia, e non è che educare si improvvisa così – a giudicare da quello che combinarono i loro figli; anche se nella faccenda dell’omicidio di Abele il Signore qualche responsabilità pure l’ha, ché non è bello apprezzare Abele e disprezzare Caino. Ma questa è un’altra storia.
Dopo il fattaccio, Caino parte e se ne va nel paese di Nod. Dove, ci informa la Genesi, “conobbe sua moglie e partorì Enoch” (4, 17).Un momento. Secondo la narrazione della Genesi, in questo momento al mondo esistono solo tre persone: Adam, Eva e Caino (Abele è morto, pace all’anima sua). Da dove salta fuori, ora, la moglie di Caino? Le ipotesi sono due. La prima è che in realtà Caino sia partito in compagnia di sua madre Eva, con la quale poi si è sposato ed ha partorito Enoch. La seconda ipotesi è che nel frattempo, anche se il libro non lo dice, Adam ed Eva si sono dati ulteriormente da fare, ed è nata qualche altra figlia, con cui Caino è partito e che ha preso in moglie.In entrambi i casi, comunque, si tratta di incesto. La famiglia secondo la Genesi, dunque, è una famiglia nella quale è lecito l’incesto, considerato invece tabù da praticamente tutti i popoli.Abbiamo detto che il figlio di Caino si chiama Enoch. Enoch a sua volta mette al mondo un figlio. Accoppiandosi con chi? Anche in questo caso, con la madre, che è pure zia, o con una ipotetica sorella. Da Enoch nasce Irad, da Irad Mecuaiel, da Mecuaiel Matusael e da Matusael Lamech. Arrivati a questo punto, il problema delle donne doveva essere stato risolto. Se Caino fu costretto ad accoppiarsi con la madre o la sorella, “Lamech si prese due mogli: una di nome Ada e l’altra di nome Zilla” (Genesi, 4, 19).Andiamo avanti. Dopo Adam e Noè, il vero eroe della Genesi è Abram. Il quale, un bel giorno, ha la visione del Signore, che gli dice: lascia la tua terra e vattene nella terra che io ti mostrerò. Il buon Abram, invece di andare da uno psicologo, prende la moglie e il nipote e le sue cose e parte. Viaggiando viaggiando arriva in Egitto. Qui ha qualche problema alla frontiera, ed allora, da bravo volpone quale è, pensa di usare la moglie – che la Genesi assicura essere bella assai – per essere accettato nel paese. Si accorda dunque con Sarai: dirà di essere non sua moglie, ma sua sorella. La cosa funziona, ma Dio si arrabbia assai e se la prende col faraone, che caccia in malo modo questo spostato e sua moglie.Per quanto avvenente, la povera Sarai non è in grado di avere figli. Questa stramba famiglia ha un modo tutto suo di affrontare i problemi. Se Sara non può avere figli, Abram potrà fare figli con un’altra. Facile, no? E dunque ecco qui la schiava (già, il Signore non ha nulla contro la schiavitù) Agar, pronta a dare il suo utero in affitto al vecchio Abram ed alla sua bella moglie.Eccola, dunque, la bella famiglia della Genesi: incesto, poligamia, prostituzione, adulterio. La nostra società frammentata ed alla deriva ha bisogno della ventata di moralità che viene da questo libro e dei periodici rimbrotti delle autorità religiose che su questo libro fondano il loro potere e la loro autorità.










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