L'altro nell'io
IL PROBLEMA di Shinran: come è possibile, attraverso la pratica
dell’io, sradicare l’illusione dell’io? Come può un io salvarsi dall’io?
La soluzione di Shinran è nell’abbandono ad Amida. E’ Amida che
compie l’opera, è la forza dall’esterno che irrompe ed opera la
conversione. La pratica lascia il posto alla fede.
Ma è, questa, una soluzione? Se l’io è io, e null’altro che io,
sono possibili atti che non siano egoistici? Non sarà anche il voto ad
Amida un atto egoistico? Può l’io affidarsi all’altro, restando io?
Due forme
DUE forme di dolore, due forme di gioia.
Il piccolo dolore e la piccola gioia appartengono all’io: sono la
frustrazione per le aspirazioni insoddisfatte o la gioia per le
aspirazioni realizzate. In entrambi i casi l’io è chiuso in sé, ferito e
rancoroso o soddisfatto e pieno di vigore.
Il grande dolore e la grande gioia spingono l’io verso il suo
oltre. Nel grande dolore non è questa o quella aspirazione che viene
frustrata, ma è la vita stessa, nella sua totalità, che si mostra
impossibile. L’io vacilla, tutte le certezze che ci trattengono nel
regno dei nomi e delle forme si fanno evanescenti: manca letteralmente
la terra sotto ai piedi. Si brancola nel buio, persi nell’indistinto. Il
mondo si fa sogno ed incubo, le cose intangibili, l’altro distante ed
ostile. Non c’è via, non c’è salvezza. Tutto trema ed è pronto a
disfarsi.
E’ quando questo disfacimento giunge a compimento che il grande
dolore si apre alla grande gioia. Nella quale, pure, resta una traccia
del dolore da cui proviene, del nulla da cui scaturisce e che l’informa
di sé. E’ una gioia ebbra, materiata di lacrime e di abbandono, che ha
la durezza del distacco e della decisione: un attimo prima di spegnersi
nella pace.
Il paradigma dell'imbuto e il paradigma della situazione
Dio che non è
SE gli uomini conoscessero Dio, ne avrebbero orrore. Lo
maledirebbero, cercherebbero di nascondersi dal suo sguardo,
custodirebbero le parole per impedire la loro caduta nello spazio in cui
Dio accade. Perché Dio è la morte, la negazione, la mancanza,
l’assenza. Dio è un segnale di oltrepassamento: ovunque tu sia, non sei
in Dio; e Dio è il non-essere che ti dice che ovunque tu sia, non sei.
Non c’è ateismo che nello stare; ovunque uno sia in pace con sé
stesso, Dio non è. Quando la guerra comincia, il Dio che non è
nientifica e libera, l’abisso si spalanca, la parola si spacca, nome e
forma cedono all’ignoto. Non c’è più un qui, un quando; non c’è ateismo
né fede. Solo Dio, che non è.
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