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Blog di Antonio Vigilante

Gli altri comandamenti


Scrive sul suo profilo Facebook il teologo Vito Mancuso: "Benigni sui Dieci comandamenti. Ho spento la tv. Predicatorio, scontato, non fa né ridere né pensare. Mi spiace."
A differenza di Mancuso, non ho spento la tv dopo aver constatato che Benigni che parla di dieci comandamenti non fa né ridere né pensare: ho semplicemente evitato di accenderla. Perché non mi piacciono i telepredicatori, anche quando intendono proporsi come la versione riveduta, corretta ed aggiornata del caro vecchio maestro Manzi.
Sono sicuro che più di qualcuno, in seguito alla suggestione dello spettacolo di Benigni, si sarà deciso ad aprire la Bibbia: e questa è senz'altro una buona cosa. Il problema, però, è che la Bibbia, quando ti decidi a leggerla, appare tutt'altra cosa rispetto a quello che credi che debba essere. Da un libro sacro ti aspetti che sia edificante, che dica parole di verità, che possa farti da guida. Ora, nel caso della Bibbia, tolti pochi libri, di edificante c'è ben poco.
Prendiamo questi dieci comandamenti. In realtà, nella Bibbia non esistono. Nella Bibbia c'è un corpus di comandamenti, dai quali la Chiesa ha estratto in modo arbitrario quelli che chiama dieci comandamenti. Interpretandoli, peraltro, a modo suo. Fingendo di non vedere, ad esempio, il comandamento "Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra" (Esodo 20, 4), in base al quale dovrebbero scomparire dalle chiese tutte le statue di madonne e santi (e in qualche chiesa non manca la statua del Padreterno). O reinterpretando il comandamento di " Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo" come un più generico "non mentire", che è un'altra cosa. O ancora spezzando in due il comandamento che dice
Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. (Esodo 20, 17)
Un comandamento che considera la donna alla stessa stregua degli animali e delle cose, quali proprietà del maschio padrone. "Non commettere atti impuri" ha rovinato la vita a milioni di adolescenti, al punto tale che "atti impuri" è diventato sinonimo di masturbazione, mentre nella Bibbia indica tutt'altro: qualsiasi atto compiuto non rispettando le leggi divine riguardanti la purezza- Ad esempio, è un atto impuro, secondo la Bibbia, sedersi su una sedia su cui si sia seduta una donna con le mestruazioni.
Soprattutto, ciò di cui il nuovo lettore della Bibbia potrà accorgersi, se avrà la pazienza di leggere al di là dei percorsi già segnati, è che i cosiddetti dieci comandamenti fanno corpo con prescrizioni che oggi non possiamo che considerare inaccettabili. Nel capitolo 21 dell'Esodo, ossia quello immediatamente successivo a quello che contiene i cosiddetti dieci comandamenti, ci sono le norme da seguire se si intende vendere la propria figlia come schiava. In quello successivo ancora si legge che bisognerà ammazzare tutti quelli che avranno un culto diverso, o le donne che praticano la magia, o i figli che maledicono i genitori. Il Levitico aggiunge altri orrori: saranno messi a morte gli adulteri (20, 10), gli omosessuali (20, 13), i bestemmiatori (24, 16) e tutti coloro che saranno destinati ai sacrifici umani in onore del Signore (27, 29).
"Credo non ci sia storia più bella, il racconto dell'Esodo è un esempio rivoluzionario, è d'ispirazione per qualsiasi moto di libertà", ha detto Benigni durante il suo spettacolo. Passata la suggestione televisiva, spero che il nuovo lettore della Bibbia si accorga che la storia biblica (Esodo compreso) è, invece, una storia orribile. La storia di un popolo che, convinto di avere un mandato divino, invade il territorio di altri popoli e li stermina senza pietà, massacrando anche donne e bambini (secondo le precise di Mosè, che oggi sarebbe considerato un criminale di guerra).

Nell'immagine: Marc Chagall, Mosè riceve le tavole della legge (particolare).


Una teoria

"Prof, ma ce l'ha una teoria?", mi chiede Lahcen. Non è la prima volta che me lo chiede. La prima volta ho tergiversato, e così vorrei fare anche ora: ma lui insiste. "Ce l'ha o no?". "E' complesso", provo a dire. "Non so se riuscirei a spiegarti adesso". Ma lui insiste. E allora azzardo. "Tu al mattino ti svegli e per tutta la giornata vivi in una certa realtà. Ecco, la mia teoria dice che c'è un'altra realtà; o meglio, che tu potresti vedere la realtà in un modo del tutto diverso. E che in questo modo del tutto diverso c'è pace". Lo guardo, convinto che non ci abbia capito nulla. Ma lui mi assicura: "Sì, prof, ho capito". Chissà.