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Blog di Antonio Vigilante

Abbiamo il diritto di uccidere gli animali?

Nel 1792 Mary Wollstonecraft, moglie del filosofo anarchico William Godwin e madre della scrittrice Mery Shelley, pubblica la prima rivendicazione dei diritti delle donne: A Vindication of the Rights of Woman. Tra lo scandalizzato e il divertito, il filosofo neoplatonico Thomas Taylor le risponde quello stesso anno con una Vindication of the Rights of Brutes: se, come dice Wollstonecraft, le donne hanno diritti, perché allora non dovremmo riconoscere diritti anche agli animali? Non poteva immaginare, il filosofo, che sarebbe giunto il tempo in cui quello dei diritti degli animali sarebbe stato un normale tema di discussione morale. A dire il vero, già l'anno prima lo scozzese John Oswald, un giacobino morto durante la Rivoluzione francese, aveva scritto The Cry of Nature in cui, influenzato dall'etica dell'India (che aveva visitato come soldato), affermava la necessità del vegetarianesimo e il valore della vita non umana.
Hanno diritti gli animali? E quali diritti hanno? E quali animali li hanno? La questione non è oziosa: non è difficile riconoscere qualche diritto ad un cane o un cavallo, e tutti condanniamo moralmente la violenza gratuita verso questi animali (che comporta anche conseguenze penali), ma possiamo dire lo stesso di un topo e di un insetto? Hanno diritti tutte le forme di vita, o solo alcune? E in quest'ultimo caso, come distinguere le vite non umane che hanno diritti da quelle che non ne hanno? Si può individuare come criterio la capacità di soffrire o la razionalità, ma in questo caso non si ricorre ancora a un pregiudizio specista? Non si riconosce valore alla vita che maggiormente assomiglia alla nostra?

Dell'attraversamento. Tolstoj, Schweitzer, Tagore

E' uscito il mio libro Dell'Attraversamento. Tolstoj, Schweitzer, Tagore, pubblicato da Petite Plaisance. Una pubblicazione cui tengo in modo particolare, sia perché segna, spero, l'inizio di una collaborazione con un editore che stimo molto, sia perché tocca temi che mi stanno molto a cuore.Di seguito la Presentazione:

Raccolgo in questo piccolo libro tre saggi comparsi in rivista su tre pensatori che ho incontrato alla ricerca di quell’atto esistenziale, etico e sovraetico, religioso ed irreligioso, metafisico e antimetafisico che chiamo attraversamento. Nella sua forma più radicale, l’attraversamento consiste nello sporgersi oltre l’ego, nel trascendere l’identità personale e tutto ciò che ad essa si attacca. È l’atto che pone fine all’etica, poiché il bene e il male sono pensabili solo nella logica della contrapposizione, che è propria dell’ego, e che viene trascesa con l’attraversamento; al tempo stesso, è l’atto etico per eccellenza, poiché con l’ego sono trascese le radici stesse del male. È un atto irreligioso, poiché al di là dell’ego non c’è istituzione, comandamento o promessa che valga, ma solo l’intangibile libertà dello spirito, ed al tempo stesso è il più religioso degli atti, quello che realizza l’essenza stessa della religione, il suo fine più alto e vero. Ed è un atto metafisico, poiché conduce nella pienezza dell’essere, ed al tempo stesso va oltre l’essere, poiché la distinzione tra pieno e vuoto, essere e non essere, vita e morte sta anch’essa nel cerchio chiuso dell’ego.