Essere rizomi
Confesso che la scena mi ha colpito per la mia condizione di fuoriuscito, che è comune a tanti. Il non più-non ancora è la mia situazione quotidiana: non più pugliese, non ancora toscano. Se parlo di Foggia, mi si dice che non ne ho più il diritto, perché me ne sono andato; e se parlo (se parlo in modo critico) di Siena - la città in cui ora vivo - spesso capita che qualcuno mi dica che posso tornarmene a Foggia. Il non più-non ancora è una condizione che dovrebbe condannare all'afasia: si perde il diritto di parlare, per manifesta non appartenenza.
Si cita spesso una frase di Simone Weil: "Chi è sradicato sradica". Si trova ne L'enracinement, un libro che, come capita spesso in Simone Weil, è pieno di cose sublimi miste a semplici idiozie. Questo discorso sullo sradicamento, peraltro, è uno degli argomenti del suo antisemitismo: perché gli ebrei, il popolo della diaspora, sono nella sua analisi - semplicemente delirante - "un manipolo di sradicati" che hanno "causato lo sradicamento in tutto il globo terrestre". Di fronte a queste uscite, che sono tra i momenti più oscuri della filosofia europea del Novecento, vien da fare l'elogio dello sradicamento: dell'essere liberi, autonomi, creativi, in grado di costruire la propria identità e il proprio destino abbandonando gli ormeggi e inoltrandosi in mare aperto. Ma sarebbe retorica o poco più.
Mi viene in mente piuttosto l'immagine del rizoma, che Gilles Deleuze contrapponeva al modello gerarchico dell'albero. La radice affonda nella terra, verticalmente; salda, fissa, immobilizza. Il rizoma cresce libero, orizzontale, lega un punto all'altro; la sua natura non è quella di fissare, ma di connettere. Un sistema rizomatico è un sistema che non ha centro, ma mette in comunicazione diversi centri. E' un sistema aperto.
Ecco: mi pare che oggi che molti tornano a parlare di radicamento, di patria, di identità, e già si sentono non troppo lontane le parole sangue e terra, sia importante pensarsi come rizomi. Rinunciare all'essere centrati e mettere piuttosto in collegamento, a cominciare da sé stessi, mondi diversi. Attraversare i confini fisici, culturali, mentali. Si dirà che è questo esattamente che vuole il capitalismo. Una massa di persone senza storia, senza legami, che diventano nulla più che consumatori e lavoratori disponibili a qualsiasi collocazione. E' l'analisi, sintetizzata in slogan ripetuti fino alla nausea che sfiorano ormai il ridicolo, che ha fatto il successo mediatico di Diego Fusaro: il "turbocapitalismo apolide", eccetera. Ma il rizoma non è la negazione della radice. Il rizoma è connessione: mette in contatti le radici. La mia, la tua. I rizomi - le persone-rizoma - vivono per creare legami fitti, complessi, insoliti, per costruire una radice unica e molteplice che è l'unica possibilità di resistere alla disumanizzazione in corso.
Pubblicato su L'Attacco, 13 marzo 2019.