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blog di antonio vigilante

L'uscita a destra di Byung-Chul Han

Non so quante volte, dopo aver chiuso un libro di Byung-Chul Han, mi sono detto: bene, ma come ne usciamo? Bene per modo di dire, perché se apprezzo la chiarezza del filosofo sudcoreano e ritengo che nelle sue analisi vi sia molto di vero, mi pare anche che si tratti, più che di un ritratto della società attuale, di una sua caricatura. Che come tutte le caricature può servire a individuare meglio i difetti di un volto, ma che come tutte le caricature è frutto di una accentuazione unilaterale, che non coglie le possibilità di bellezza che possono essere anche in un volto irregolare. C’è poi una questione metodologica. Byung-Chul Han ha la pretesa di parlare, nientemeno, della società contemporanea, ossia di un campo vastissimo; arriva d’un balzo, cioè, dove un sociologo onesto si arresta, e lo fa senza aver bisogno di alcun dato sociologico o statistico. Non è il solo a farlo, a dire il vero, e nella sociologia non mancano esempi di imprese simili, spesso suggestive e di grande successo; ma si tratta di semplificazioni di una realtà complessa e contraddittoria. Caricature, appunto. 

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Acosmalgia

Lo stato d’animo più frequente e significativo, con il passare degli anni, mi sembra che non abbia, stranamente, un nome specifico. Molti con gli anni diventano nostalgici. Provano un dolore particolare che viene loro dal desiderio di una situazione lontana nel tempo. Io non sono propriamente nostalgico. Se qualcuno mi offrisse una macchina del tempo per tornare al 1984, al 1999, al 2010 rifiuterei senz’altro. Non c’è nulla di bello che mi aspetti nel mio passato. E tuttavia ho un passato. Ho vissuto il 1984, il 1999 e il 2010. Ho attraversato tempi diversi, ma soprattutto mondi diversi. Ho fatto parte di mondi che ora non esistono più. Mondi che erano da un lato la mia rete di relazioni – ad esempio i miei compagni di scuola – e dall’altra il contesto storico e culturale: la musica, l’arte, la televisione, la moda eccetera. Al tempo stesso, io ero altro da quello che sono ora. C’era un altro me che viveva in un altro mondo. Un me e un mondo estranei al mio me di adesso e al mondo in cui vivo; e tuttavia un mondo che è stato il mio, e un io che sono stato io.

Secondo la tradizione il Buddha insieme al Risveglio ottenne il ricordo delle vite precedenti. E se il Risveglio è gioia, non riesco a figurarmi questo ricordo di aver vissuto altre vite se non come questo genere di stordimento. E di fatto si tratta di questo: abbiamo vissuto, nella nostra vita, altre vite; siamo stati, in questa stessa vita, altre persone. E questa consapevolezza getta un’ombra sulla nostra stessa vita attuale. 

Non la sofferenza per un luogo al quale vorremmo tornare. La sofferenza sottile – e lo stordimento – che nasce dall’essere in qualche modo legati a mondi che non sono più i nostri, a identità che abbiamo attraversato; la consapevolezza di non poter mettere radici in nulla, meno che mai in noi stessi, perché questo stesso io che sta scrivendo è un luogo di passaggio, e presto morirà per incarnarsi ancora in un altro io, in un altro mondo – in questa stessa vita. Chiamo acosmalgia il dolore che dà questo passare da un mondo all’altro, da un io all’altro, in questa stessa vita. E mi pare che dopo una certa età diventi la condizione principale. Il tono di fondo, quando cessano per qualche istante la seduzione delle cose e il fastidio degli altri.

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Cristo con gli occhi a mandorla

Catia Cannizzaro, Elena Rossi, Giada Clementi, Giulia Rossa e Cirilla Costa hanno due cose in comune. La prima è che sono evidentemente pie donne: assidue nel gruppo Facebook dei devoti della Madonna di Fatima. La seconda è che, a guardare il loro profilo, si scoprono volti orientali che poco o nulla hanno a che fare con i nomi italianissimi. Una ulteriore stranezza salta agli occhi se ci si sofferma a leggere i loro post. Ricorrenti sono temi escatologici, apocalittici e messianici che ormai non appartengono più da tempo alla Chiesa cattolica. E frequentissimo è il riferimento ad una luna di sangue che apparirà il 26 maggio prossimo e che ha a che fare, evidentemente, con gli accadimenti degli ultimi giorni.

Seguendo il link, si entra nel sito www.kingdomsalvation.org, che ha nell’intestazione solo la scritta Vangelo della discesa del Regno. Bisogna andare nella pagina Chi siamo per capirci qualcosa. Il sito è di una Chiesa che annuncia che: [read more]

Negli ultimi giorni, come promesso e preannunciato da Lui Stesso, Dio Si è di nuovo incarnato ed è disceso in Oriente del mondo – in Cina – per svolgere l’opera di giudizio, castigo, purificazione e salvezza utilizzando la parola, sulle basi dell’opera di redenzione del Signore Gesù. 

Si tratta della Chiesa di Dio Onnipotente o Folgore da Oriente (Quánnéng Shén Jiàohuì), una chiesa o setta – la differenza è sottile – cinese che afferma che Cristo è tornato, a quanto pare incarnandosi in una donna nata nel 1973, Yang Xiangbin. In Cina il movimento è perseguitato, accusato tra le altre cose dell’omicidio di una cassiera del McDonald’s di Zhaoyuan nel 2014. Ed evidentemente le vie dell’apostolato portano verso Occidente.

Considerata la notevole capacità degli aderenti del movimento di infiltrarsi e di mimetizzarsi sui social, considerato il bassissimo livello critico di chi frequenta questi gruppi – ogni post degli aderenti al movimento è commentato con decine di amen degli ignari, cattolicissimi frequentatori – non è da escludere che tra qualche decennio nelle nostre chiese, sempre più deserte, si veneri una donna con gli occhi a mandorla. [/read]

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I bambini come merce

A meno che non si sia convinti che l’estinzione degli italiani sarebbe cosa buona e giusta – una tesi che si potrebbe sostenere con ottime ragioni – il drammatico calo della natalità nel nostro Paese costituisce un problema. Non ho dunque alcuna preclusione verso una cosa come degli Stati Generali della Natalità. Li seguirei perfino con entusiasmo, se fosse un’occasione per parlare del calo della fertilità dovuto all’inquinamento ed all’uso di pesticidi. O delle difficoltà che incontrano le giovani coppie nel mettere al mondo figli a causa della precarizzazione del lavoro. O del ricatto che le donne si trovano spesso ad affrontare sul lavoro, e che le costringe spesso ad abbandonare il lavoro una volta avuto un figlio. O della fragilità dell’assistenza sociale, dei costi dell’asilo nido, eccetera.

Ma no: nulla del genere. Gli Stati Generali della Natalità di oggi, a Roma, sono aperti dal papa, e questo dice molto. Ma non tutto. Perché non si tratta della solita ipoteca clericale sui temi della famiglia, ma di una apparentemente inedita sinergia tra mondo cattolico e mondo finanziario. Sponsor dell’iniziativa sono banche ed assicurazioni e i relatori, tolte le solite comparsate politiche, sono per lo più manager.

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