Una nuova scena di meraviglia e di amore
La tesi evidentemente non scandalizzava solo le nobildonne, che si ritrovavano a dover sospettare che il cane che avevano in salotto ospitasse lo spirito di un dèmone, se i suoi superiori lo mandarono a La Fleche a schiarirsi le idee per qualche tempo. Il libro ad ogni modo ebbe successo, e fu tradotto in Germania ed Inghilterra. Qui finisce tra le mani del reverendo John Hildrop (1682–1756), educato ad Oxford e rettore di What, presso Ripon (Yorkshire): il quale, indignato più la superficialità con cui il francese aveva affrontato un tema così delicato, scrive una risposta. Nascono così i Free Thoughts upon the Brute-creation; or, an Examination of Father Bougeant’s Philosophical Amusement, che costituiscono uno dei documenti più interessanti della riflessione cristiana sul mondo animale nell’Europa del Settecento.
Hildrop non si limita a negare la tesi di Bougeant. Rivendica la razionalità degli animali ed il possesso da parte loro di un’anima, anche se diversa da quella umana. Gli animali sono decaduti dal loro stato di perfezione originaria per colpa del peccato dell’Adam, che ha compromesso l’armonia dell’intero universo. In origine, l’Adam faceva da ponte tra Dio ed il mondo naturale, era il canale attraverso il quale la vita e la felicità divine passavano negli animali e nelle piante. Con il peccato questo canale di è interrotto, e tanto l’uomo quanto l’animale sono decaduti. Ma Dio promette la salvezza. Come è possibile pensare che l’animale, che è caduto per colpa dell’uomo, non sia ristabilito insieme all’uomo nella perfezione originaria? L’apocatastasi ricondurrà l’intero universo al suo stato d’origine. Ogni essere vivente, dunque, partecipa della salvezza, ed è qui ed ora degno di rispetto, sia perché eterno come l’essere umano, sia perché è incolpevole del suo stato attuale di decadenza.
Traduco da: John Hildrop, Free Thoughts upon the Brute-creation; or, an Examination of Father Bougeant’s Philosophical Amusement, R. Minors, Bookfeller and Stationer, London 1742, pp. 75-77.
E questo, Madame, ci apre una nuova scena di meraviglia e di amore, meritevole della più seria attenzione di una mente razionale e religiosa. Ci sarà una universale Restituzione di tutto ciò che è caduto con la trasgressione dell’Adam; tutto ciò che è andato perso nel primo Adam sarà rinnovato nel secondo Adam: ci saranno nuovi cieli e una nuova terra, che saranno la dimora della giustizia. Dio lo ha chiaramente ed abbondantemente promesso per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dall’inizio del mondo: Atti III, 19, 20, 21; Isaia LXV, 17, LXVI, 22; 2 Pietro, III, 13; 1 Corinzi, XV, 21, 22; Apocalisse, XXI, 1. E se l’intero mondo materiale sarà ripristinato nella sua primitiva perfezione, se ci sarà un rinnovamento della faccia della terra, Salmi CIV, 30, ci sarà di conseguenza un rinnovamento di tutti i suoi poteri seminali, di tutte le varie produzioni di frutti, fiori, animali, e tutti i diversi abitanti delle diverse parti della natura. Tutta la discordia degli elementi, tutta la malignità delle creature cesseranno interamente. Tutta la Natura si libererà della corruzione, della deformità, dell’oscurità, della confusione del suo presente stato, e sarà ripristinata nella purezza, nello splendore, nella bellezza della sua prima creazione.
Una nuova scena di meraviglia e di amore
La tesi evidentemente non scandalizzava solo le nobildonne, che si ritrovavano a dover sospettare che il cane che avevano in salotto ospitasse lo spirito di un dèmone, se i suoi superiori lo mandarono a La Fleche a schiarirsi le idee per qualche tempo. Il libro ad ogni modo ebbe successo, e fu tradotto in Germania ed Inghilterra. Qui finisce tra le mani del reverendo John Hildrop (1682–1756), educato ad Oxford e rettore di What, presso Ripon (Yorkshire): il quale, indignato più la superficialità con cui il francese aveva affrontato un tema così delicato, scrive una risposta. Nascono così i Free Thoughts upon the Brute-creation; or, an Examination of Father Bougeant's Philosophical Amusement, che costituiscono uno dei documenti più interessanti della riflessione cristiana sul mondo animale nell'Europa del Settecento.
Hildrop non si limita a negare la tesi di Bougeant. Rivendica la razionalità degli animali ed il possesso da parte loro di un'anima, anche se diversa da quella umana. Gli animali sono decaduti dal loro stato di perfezione originaria per colpa del peccato dell'Adam, che ha compromesso l'armonia dell'intero universo. In origine, l'Adam faceva da ponte tra Dio ed il mondo naturale, era il canale attraverso il quale la vita e la felicità divine passavano negli animali e nelle piante. Con il peccato questo canale di è interrotto, e tanto l'uomo quanto l'animale sono decaduti. Ma Dio promette la salvezza. Come è possibile pensare che l'animale, che è caduto per colpa dell'uomo, non sia ristabilito insieme all'uomo nella perfezione originaria? L'apocatastasi ricondurrà l'intero universo al suo stato d'origine. Ogni essere vivente, dunque, partecipa della salvezza, ed è qui ed ora degno di rispetto, sia perché eterno come l'essere umano, sia perché è incolpevole del suo stato attuale di decadenza.
Traduco da: John Hildrop, Free Thoughts upon the Brute-creation; or, an Examination of Father Bougeant's Philosophical Amusement, R. Minors, Bookfeller and Stationer, London 1742, pp. 75-77.
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E questo, Madame, ci apre una nuova scena di meraviglia e di amore, meritevole della più seria attenzione di una mente razionale e religiosa. Ci sarà una universale Restituzione di tutto ciò che è caduto con la trasgressione dell'Adam; tutto ciò che è andato perso nel primo Adam sarà rinnovato nel secondo Adam: ci saranno nuovi cieli e una nuova terra, che saranno la dimora della giustizia. Dio lo ha chiaramente ed abbondantemente promesso per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dall'inizio del mondo: Atti III, 19, 20, 21; Isaia LXV, 17, LXVI, 22; 2 Pietro, III, 13; 1 Corinzi, XV, 21, 22; Apocalisse, XXI, 1. E se l'intero mondo materiale sarà ripristinato nella sua primitiva perfezione, se ci sarà un rinnovamento della faccia della terra, Salmi CIV, 30, ci sarà di conseguenza un rinnovamento di tutti i suoi poteri seminali, di tutte le varie produzioni di frutti, fiori, animali, e tutti i diversi abitanti delle diverse parti della natura. Tutta la discordia degli elementi, tutta la malignità delle creature cesseranno interamente. Tutta la Natura si libererà della corruzione, della deformità, dell'oscurità, della confusione del suo presente stato, e sarà ripristinata nella purezza, nello splendore, nella bellezza della sua prima creazione.
La bestemmia più grave
C’è una bestemmia molto più grave di qualsiasi vignetta di Charlie Hebdo, una bestemmia che colpisce al cuore qualsiasi religione. E’ la bestemmia per la quale Gesù Cristo è stato mandato sulla croce dagli ebrei. E’ la bestemmia per la quale ad Al-Hallaj i musulmani fecero subire, nell’ordine, i seguenti supplizi: amputazione delle mani e dei piedi, crocefissione, decapitazione. E dopo morto diedero il suo corpo in pasto alle belve. La colpa di Cristo e di A-Hallaj, “Cristo dell’Islam”, è quella di aver detto: “Io sono Dio.” La colpa di aver superato quell’alienazione religiosa che fa credere che Dio sia qualcosa che può essere creduto, o che dev’essere pregato, e non qualcosa che si può essere. Che si deve essere. Che da sempre siamo.
Dalla bestemmia del Cristo i cristiani – la cui stessa esistenza è una bestemmia – si sono difesi facendo del Cristo un altro Dio, un altro Altro da venerare: un’altra via di alienazione religiosa. Quei pochi che hanno capito, sono diventati a loro volta bestemmiatori. Ed hanno subito a loro volta il supplizio – come Margherita Porete – o l’hanno evitato per poco, come Meister Eckhart. Si venera il Cristo crocifisso, evitando di prendere la croce (o prendendola in senso penosamente metaforico: sopportare i dolori, e sciocchezze simili). Su questo equivoco si fondano due millenni di alienazione religiosa occidentale.
La bestemmia più grave
Dalla bestemmia del Cristo i cristiani - la cui stessa esistenza è una bestemmia - si sono difesi facendo del Cristo un altro Dio, un altro Altro da venerare: un'altra via di alienazione religiosa.
Razzismo standard
Facebook non consente i contenuti che incitano all’odio, ma attua una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia.
Poiché il manifesto è inequivocabilmente razzista ed inequivocabilmente incita all’odio contro i neri, bisogna dedurne che per Facebook si tratta comunque di un contenuto “meno serio”.
Intanto a Foggia una giornalista de l’Unità viene processata per aver commentato criticamente su Facebook un manifesto di una scuola per estetiste, che mostrava una bambina bionda, intenta a truccarsi, e la scritta Farò l’estetista. Ho sempre avuto le idee chiare.
Razzismo standard
Facebook non consente i contenuti che incitano all'odio, ma attua una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia.Poiché il manifesto è inequivocabilmente razzista ed inequivocabilmente incita all'odio contro i neri, bisogna dedurne che per Facebook si tratta comunque di un contenuto "meno serio".
Intanto a Foggia una giornalista de l'Unità viene processata per aver commentato criticamente su Facebook un manifesto di una scuola per estetiste, che mostrava una bambina bionda, intenta a truccarsi, e la scritta Farò l'estetista. Ho sempre avuto le idee chiare.
Nous sommes Charlie Hebdo?
Aggiornamento: Ma essere Charlie Hebdo non vuol dire anche essere Naji al-Ali? A quanto pare no.
Nous sommes Charlie Hebdo?
Aggiornamento: Ma essere Charlie Hebdo non vuol dire anche essere Naji al-Ali? A quanto pare no.
Virtualizzare l'esperienza
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3 gennaio, sabato
Giunge la loro fermata. Le due ragazze (solo ora vedo che hanno sul petto un tesserino della chiesa) mandano baci alla vecchina ed escono in fretta, con l’espressione di chi ha appena compiuto una rapina. La vecchia, fino ad un attimo prima sorridente, ha ora il viso stanco. Sembra affranta, per un attimo ho l’impressione che stia per avere un attacco di panico. Si toglie il cappello di lana, respira. Tutto torna normale. Normale.
Normale: che qualcuno rivolga la parola ad un estraneo solo per usarlo; questo, nella nostra società, è normale. Rivolgere la parola ad un estraneo solo per parlare con lui, senza alcun altro fine, penso, sarebbe una cosa davvero rivoluzionaria. Chiedere della sciarpa, e dei figli, e di tutto quanto il resto, solo per conoscere, per stringere legami, per gettare ponti oltre le mura del nostro io. Ma, ecco, se lo facessimo, pure useremmo l’altro: ci servirebbe per fare la rivoluzione. E il mondo torna a sembrarmi un groviglio, mentre salto giù dall’autobus e mi avvio verso casa.
3 gennaio, sabato
Giunge la loro fermata. Le due ragazze (solo ora vedo che hanno sul petto un tesserino della chiesa) mandano baci alla vecchina ed escono in fretta, con l'espressione di chi ha appena compiuto una rapina. La vecchia, fino ad un attimo prima sorridente, ha ora il viso stanco. Sembra affranta, per un attimo ho l'impressione che stia per avere un attacco di panico. Si toglie il cappello di lana, respira. Tutto torna normale. Normale.
Normale: che qualcuno rivolga la parola ad un estraneo solo per usarlo; questo, nella nostra società, è normale. Rivolgere la parola ad un estraneo solo per parlare con lui, senza alcun altro fine, penso, sarebbe una cosa davvero rivoluzionaria. Chiedere della sciarpa, e dei figli, e di tutto quanto il resto, solo per conoscere, per stringere legami, per gettare ponti oltre le mura del nostro io. Ma, ecco, se lo facessimo, pure useremmo l'altro: ci servirebbe per fare la rivoluzione. E il mondo torna a sembrarmi un groviglio, mentre salto giù dall'autobus e mi avvio verso casa.
Ancora, ancora, ancora
Nulla è più irreligioso del desiderio di immortalità personale.
Prendiamo il signor X. Ha superato da poco i quarant’anni, ed il corpo glielo ricorda in ogni istante. Per gran parte della giornata è concentrato sui dolori: il mal di schiena, il dolore allo stomaco, il mal di testa, la pressione che non va. Eccetera. La sua giornata è scandita dall’assunzione delle medicine. La pillola del mattino, le gocce di prima di pranzo, e così via. Ed ecco la signora Y. Un tempo era bella, molto bella. Non lo è più da molto tempo. Gli anni l’hanno sformata, ingrossata, spenta. Ma lei non lo sa: si sforza di non saperlo. Continua a credersi una bella donna, appena un po’ invecchiata. A volte però la sorprende uno specchio meno pietoso degli altri. Si osserva con stupore, come se quella che si trova davanti fosse un’altra persona. Distoglie lo sguardo, poi torna a fissarlo sullo specchio, come ipnotizzata. Poi piange. Il signor Z non ha di questi cedimenti. Se lo specchio gli rimanda un’immagine poco piacevole, vuol dire che è ora di tornare dal chirurgo estetico. Il suo corpo non è un dato, ma un progetto. Come tutta la sua vita. E’ un uomo teso verso il successo, l’affermazione personale, il denaro.
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