Due forme
DUE forme di dolore, due forme di gioia.
Il piccolo dolore e la piccola gioia appartengono all’io: sono la
frustrazione per le aspirazioni insoddisfatte o la gioia per le
aspirazioni realizzate. In entrambi i casi l’io è chiuso in sé, ferito e
rancoroso o soddisfatto e pieno di vigore.
Il grande dolore e la grande gioia spingono l’io verso il suo
oltre. Nel grande dolore non è questa o quella aspirazione che viene
frustrata, ma è la vita stessa, nella sua totalità, che si mostra
impossibile. L’io vacilla, tutte le certezze che ci trattengono nel
regno dei nomi e delle forme si fanno evanescenti: manca letteralmente
la terra sotto ai piedi. Si brancola nel buio, persi nell’indistinto. Il
mondo si fa sogno ed incubo, le cose intangibili, l’altro distante ed
ostile. Non c’è via, non c’è salvezza. Tutto trema ed è pronto a
disfarsi.
E’ quando questo disfacimento giunge a compimento che il grande
dolore si apre alla grande gioia. Nella quale, pure, resta una traccia
del dolore da cui proviene, del nulla da cui scaturisce e che l’informa
di sé. E’ una gioia ebbra, materiata di lacrime e di abbandono, che ha
la durezza del distacco e della decisione: un attimo prima di spegnersi
nella pace.